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Il battito d’ali del fotovoltaico per il cambiamento

22 luglio 2019 - Può un pannello fotovoltaico in Lombardia evitare la formazione di un uragano ad Haiti?

Messo in questi termini probabilmente no, ma sicuramente stiamo già vedendo gli effetti positivi del fatto che recentemente il fotovoltaico è diventato una delle risorse energetiche più vantaggiose economicamente: lucenti pannelli fotovoltaici si stanno diffondendo sempre più velocemente sui tetti delle nostre città e sugli stabilimenti industriali.

L’energia pulita in Italia è in crescita, certo, ma non abbastanza secondo gli obiettivi previsti per il 2030 dall’Accordo di Parigi sul clima: si stima che l'Italia riuscirà a raggiungere solo il 22% del consumo di energia coperto da fonti rinnovabili contro il 32% richiesto. Questo ci dice che se da una parte l'abbattimento fino al 90% del prezzo dei pannelli fotovoltaici è un fattore che sta incentivando molto l'adozione di questa nuova tecnologia, dall'altra c'è ancora molto da fare dal punto di vista culturale.

Ecco che la celebre metafora dell’effetto farfalla applicata alle scelte energetiche non è una semplice provocazione, ma un richiamo importante al senso di responsabilità. Molte delle sfide più importanti degli ultimi tempi sono infatti di portata globale, e sono connesse a questioni di natura ecologica, come il cambiamento climatico, le migrazioni ambientali e lo sviluppo sostenibile. Ed è in quest’ottica globale che vanno affrontate tutte le decisioni che prendiamo, come singoli e, soprattutto, come Paesi, in materia di energia e sostenibilità.

Finalmente, come ormai tantissimi privati e imprenditori, anche le pubbliche istituzioni hanno deciso di adeguarsi al cambiamento: il decreto legge n. 34/2019 – il cosiddetto “Decreto Crescita” per il rilancio dell'economia italiana e la tutela del Made in Italy, prevede infatti incentivi dedicati ai comuni italiani per l'adozione di fonti di energia rinnovabile.

Diffusione del solare fotovoltaico nel mondo

dal rapporto "Comuni rinnovabili" di Legambiente
Elaborazione Legambiente su dati IRENA

L'articolo 30 in particolare, è rubricato “Contributi ai comuni per interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile” e prevede ingenti contributi ai comuni che prevedono interventi per contenere gli sprechi di energia e delle risorse naturali. Come si è detto, gli incentivi riguardano anche l'installazione di impianti fotovoltaici, per i quali sono previste importanti agevolazioni fiscali.

La tutela ambientale non si realizza solo attraverso l'adozione di fonti di energia pulita: mobilità, gestione dei rifiuti e il riuso delle materie prime sono le altre importanti tematiche toccate dal decreto. Gli incentivi riguardano quindi anche la rottamazione e l'acquisto di auto meno inquinanti e l'utilizzo di beni di riciclo. A proteggere gli alberi è arrivato lo stop agli scontrini di carta che ora anche i piccoli esercizi dovranno trasmettere all’agenzia delle entrate per via telematica.

La cosa più interessante, però, è capire come sarà messo in atto il decreto 48 nominato “Disposizioni in materia di energia”, che si richiama direttamente agli impegni assunti dal Governo italiano con l’iniziativa Mission Innovation, in occasione della Cop 21 di Parigi. L’iniziativa, di fatto, richiedeva a tutti gli aderenti di raddoppiare, nei successivi 5 anni, la quota pubblica investita nelle attività di ricerca, sviluppo sostenibile e innovazione delle tecnologie energetiche pulite. Stando al decreto, il governo sembra intenzionato a mantenere questo impegno: resterà da vedere quali progetti verranno finanziati e in quale misura.


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I piccoli gioielli dell’Italia rinnovabile

Un cambiamento culturale avviene sempre per gradi a partire da realtà circoscritte che decidono in maniera pioneristica di apportare delle modifiche al sistema. La nostra penisola è costellata di casi virtuosi, comunità che hanno deciso di adottare nuovi sistemi per preservare e difendere la Natura. Vediamone alcuni.

Nel cuore dell’Alto Adige, in provincia di Bolzano, c’è il comune della Val di Funes, un piccolo gioiello ambientale incastonato tra le Dolomiti. In passato gli abitanti avevano risolto il problema dell'approvvigionamento energetico dovuto all'isolamento della zona con l'utilizzo di generatori di corrente a gasolio. Oggi si sono riorganizzati istituendo l'”Azienda Energetica Funes Società cooperativa” che utilizza fonti di energia rinnovabile, liberando il territorio dai gas inquinanti.
Da sola, la cooperativa produce più energia pulita di quanta ne consumi e l’eccedenza viene rivenduta a livello nazionale, reinvestendo poi i ricavi sia in sconti sulla bolletta elettrica, sia nel perfezionamento degli impianti.

Questa è soltanto una delle “100 storie” del nostro territorio che Legambiente ha raccolto e presentato nel suo rapporto “Comuni Rinnovabili 2019”, in cui racconta il percorso di sviluppo sostenibile e cambiamento del sistema energetico italiano a partire dalle singole comunità, uno sviluppo che vede aumentare il benessere a fronte di una ridotta spesa energetica e una diminuzione delle emissioni inquinanti.

Oltre alla cooperativa di Funes, esistono quindi tante altre esperienze positive, soprattutto relative al settore agricolo, come l’Azienda Val Paradiso a Naro (vicino ad Agrigento), dove si coltivano oltre 100 ettari di ulivi biologici, alimentando l’intero processo con energia pulita. Lo stesso avviene nell’Azienda Agricola Arte, situata in Puglia, tra Manfredonia e Cerignola, che da quattro anni alimenta in modo autosufficiente la propria produzione biologica grazie a un impianto di biogas. E c’è anche il Comune di Cavalese in Val di Fiemme, Trentino Alto Adige, il cui impianto di teleriscaldamento alimentato a biomassa produce tanta energia elettrica e termica da sostituire oltre 3.500.000 di litri di gasolio: il tutto grazie agli scarti di lavorazione delle segherie e delle falegnamerie locali.


Ma questi esempi virtuosi non stupiscono. Dal rapporto di Legambiente, infatti, emerge che le buone notizie arrivano tutte dai territori comunali. Ecco i numeri: 7.121 sono in tutto gli impianti del solare termico, 1.489 quelli del mini idroelettrico (diffusi soprattutto al centro nord) e 1.028 quelli dell’eolico (soprattutto al centro sud); 4.064 sono invece quelli delle bioenergie e, infine, 598 sono gli impianti della geotermia.

Legambiente 2019
Il risultato è che ben 3.054 comuni, quasi il 40% del totale, sono diventati autosufficienti dal punto di vista elettrico e termico. E tra loro, 41 comuni sono già alimentati al 100% da rinnovabili. L’Italia si conferma, dunque, “tra le nazioni più avanti nel mondo e con le maggiori opportunità climatiche e ambientali per quanto riguarda l’energia pulita”, scrive Legambiente. E questo proprio grazie alla grande disponibilità e varietà di risorse fossil-free, diffuse da nord a sud. In dieci anni – come spiega sempre il rapporto – “la produzione di rinnovabili è cresciuta di oltre 50 miliardi di chilowatt ore (twh) mettendo in crisi il modello fondato sui fossili, con un contributo delle rinnovabili che è passato dal 15 al 35% rispetto ai consumi elettrici, e dal 7 al 18% in quelli complessivi”.

In definitiva, le storie che dimostrano ogni giorno come sia già possibile fare a meno delle fonti fossili in Italia non mancano di certo. Sono storie che affrontano direttamente e con ottimi risultati il tema dell'auto-produzione e della distribuzione locale. Ma questa Italia che guarda al territorio, e contemporaneamente affronta le sfide ecologiche con un respiro finalmente europeo, è ancora troppo isolata e sottovalutata.

Fotovoltaico – uno sguardo a livello globale

Eolico e fotovoltaico, in particolare, sono gli impianti che sembrano fare la differenza, tanto che alcuni definiscono quest’ultimo come il vero asso nella manica per la crescita dell’Africa. La pensilina fotovoltaica è anche la tecnologia energetica rinnovabile che in Italia ha sofferto meno in questi ultimi anni di stallo. La ragione è semplice: grazie alla riduzione del costo della tecnologia, in dieci anni il prezzo dell’energia fotovoltaica è calato del 90%, mentre i costi dell’energia derivata da combustibili fossili rimane in aumento. Tutto ciò rende il solare un buon investimento, con o senza gli incentivi statali.

La convenienza dell’energia solare è confermata anche a livello globale dall’ultimo rapporto di BloombergNEF (BNEF): il New Energy Outlook 2019. Secondo l’indagine, in circa due terzi del mondo, l’eolico e/o il solare rappresentano già l’opzione energetica più economicamente vantaggiosa. Si stima inoltre che, entro il 2050, “i costi delle tecnologie eolica, fotovoltaica e dei sistemi di accumulo si tradurranno in una rete alimentata per quasi la metà dalle rinnovabili”, con eolico e solare che passeranno dall’attuale 7% della produzione al 48%. Per converso, nel mix energetico globale, il ruolo del carbone scenderà dall’attuale 37% al 12%, con la scomparsa quasi totale del petrolio come fonte energetica, mentre il contributo dell’idroelettrico, del gas naturale e del nucleare rimarrà pressappoco stabile. Per quanto la riduzione dei costi di pannelli, turbine e delle batterie sia già in corso, però, BNEF ritiene che, soprattutto dal 2030 in poi, sarà necessario sviluppare nuove tecnologie, come il biogas e l’idrogeno verde, per garantire la limitazione del surriscaldamento entro i 2 gradi Celsius e ridurre le emissioni una volta per tutti.

Il riscatto delle comunità più povere grazie alle rinnovabili

Accanto ai numerosi casi virtuosi, esistono ancora realtà come le acciaierie di Taranto, che nei giorni di vento sollevano così tante polveri di ferro e carbone che i bambini sono costretti a restare a casa da scuola. O come alcuni giardini pubblici della ricca Brescia, costretti a esporre cartelli con scritto: “non calpestare”, perché il terreno è impregnato di diossine, PCB e altre sostanze tossiche. Vietato anche mangiare i formaggi prodotti vicino alle fabbriche di Portovesme in Sardegna: anche loro contengono sostanze velenose. E così via. Decenni di attività industriali hanno lasciato l’Italia disseminata di aree contaminate da sostanze chimiche pericolose. Per non parlare di tutti i sussidi, diretti e indiretti, che ancora vengono erogati a favore del consumo e della produzione di idrocarburi. Circa 18,8 i miliardi di euro, secondo le stime di Legambiente.

C’è inoltre uno studio appena pubblicato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), che analizza lo stato di salute della popolazione residente in 45 luoghi che il ministero dell’ambiente ha individuato come “contaminati” e “di interesse” per le bonifiche: si tratta di 319 comuni per 5,9 milioni di abitanti. Tra i molti dati interessanti – e a tratti preoccupanti – che emergono dal rapporto, si impone chiaramente anche un nesso “tra l’esposizione a sostanze tossiche e le diseguaglianze sociali”. Spiegano infatti i ricercatori che, a livello nazionale, “il 60 per cento dei comuni analizzati sono tra quelli più svantaggiati secondo diversi indicatori socioeconomici”.

E questo discorso, come è facile intuire, non vale solo per l’Italia: la tendenza più o meno intenzionale ad esporre le comunità marginalizzate a maggiori dosi di agenti inquinanti e a privarle, per converso, dell’accesso a risorse pulite, è diffusa in ogni parte del globo. È il concetto di “razzismo ambientale”, introdotto per la prima volta nel 1982 dal rapporto del Government Accountability Office degli Stati Uniti. Non è una novità: centrali elettriche, miniere e oleodotti non vengono costruiti a caso: di preferenza sorgono nei quartieri più poveri, nelle più città più depresse e nei Paesi meno sviluppati del mondo.

Oggi però possiamo osservare anche un’interessante inversione di tendenza. Qualcuno si è infatti accorto che, per i Paesi in via di sviluppo, le fonti rinnovabili possono davvero fare la differenza, provvedendo all’energia che occorre agli abitanti per il loro benessere, ma anche aiutandoli a inserirsi in un mercato virtuoso e redditizio, destinato ad avere, in futuro, un ruolo sempre crescente. Contro la vulgata che vede le politiche energetiche green come incompatibili con le economie emergenti, la recente ricerca di Blomberg Nef, Climatoscope 2018, ha evidenziato infatti come la corsa verso le rinnovabili sia sempre più appannaggio dei paesi in via di sviluppo. Il 2017, in particolare, è stato l’anno della svolta, in cui le nazioni emergenti hanno visto il sorpasso delle rinnovabili sulle fossili. Da soli, eolico e fotovoltaico hanno infatti realizzato, nei paesi fuori dal circuito Ocse, ben 114 Giga watt di nuova capacità: quasi il doppio dei 63 Giga watt di energia rinnovabile di cui hanno usufruito i Paesi industrializzati.

In pratica, grazie all’abbassamento dei costi tecnologici e alla maggiore disponibilità di risorse naturali, in fatto di transizione energetica le economie emergenti hanno rubato la scena a quelle più ricche: uno scenario che 10 anni fa sarebbe stato considerato impensabile. Se da una parte la povertà, le difficoltà di accesso alla rete e la mancanza di infrastrutture restano duri ostacoli sulla strada del benessere, dall’altra le energie rinnovabili si stanno imponendo come un alleato fondamentale, per garantire ai Paesi in via di sviluppo un reale cambio di marcia.

Renwable energy


Le conseguenze di un battito d’ali

L’effetto farfalla sembra un concetto poetico e in parte lo è, ma nasce da basi matematiche e ha a che fare con la teoria del caos e con la meteorologia. Secondo alcuni, l’espressione “effetto farfalla” è ispirata dal racconto di Ray Bradbury "Rumore di tuono", del 1952, che parla dei viaggi nel tempo. Per farla breve, un “turista”, capitato in una non ben precisata preistoria, calpesta per caso una farfalla, innescando una catena di allucinanti e imprevedibili conseguenze per la storia dell’umanità tutta.

Altri, preferiscono rifarsi al fisico Edward Lorenz, che in un paper del 1963 scrisse: “un meteorologo fece notare che se le teorie erano corrette, un battito delle ali di un gabbiano sarebbe stato sufficiente ad alterare il corso del clima per sempre”. In discorsi e scritti successivi, Lorenz sostituì il gabbiano con la farfalla: “Può, il batter d'ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?” fu infatti il titolo di una sua famosa conferenza.

Che la paternità spetti a Bradbury, Lorenz (o addirittura a Turing) importa poco, così come poco conta che si tratti di gabbiani o farfalle. Senza addentrarci nelle specifiche della scienza, il messaggio dell’effetto farfalla, in tutte le sue sfaccettature, è chiaro:

Tutto il mondo naturale è interconnesso e legato a una complessa concatenazione di cause ed effetti, in cui ogni singola azione può avere conseguenze imprevedibili. Ne consegue che ogni gesto è importante, e prendere coscienza del fatto che i comportamenti individuali di persone e nazioni incidono profondamente sull’ambiente che ci circonda, è una delle sfide più importanti del nostro tempo.

 


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